Dal libro Sulle orme di mio padre. Di Cruz Rios

      Il giorno seguente proseguimmo verso ovest sul crinale dei monti lungo la strada verso Savigno, dove arrivammo verso le 11. Solitamente si mandava una squadra di esploratori in avanscoperta per vedere se la località era occupata o meno. Fummo accolti da fuoco di fucili e mitragliatrici. Ci buttammo al riparo della riva sinistra del fiume che avevamo sulla destra. Dopo un po’ di tempo apparvero di carri  armati  e fummo costretti  a ritirarci in un altro paese dove passammo la notte.

Il 19 Aprile il nostro obbiettivo era la località Il Poggio. C’era un posto su un crinale dove mandarono degli esploratori e un sergente. Mi ricordo bene di lui, il sergente si chiamava Andrew Battiloro e veniva da New York. Era un compagno alla buona, ben piazzato, sul robusto direi. Era il capo esploratore  e gli ci volle un po’ per arrivare là a causa del terreno scosceso. Grazie all’aiuto del binocolo lo vedemmo arrivare, cadere sotto il fuoco dei tedeschi e rotolare giù per una rupe scoscesa. Un medico tedesco si fece avanti con la bandiera e lo raggiunse, a rischio della propria vita, per prestargli soccorso. Sparì nel burrone e quando riaffiorò da solo supponemmo che Andrew fosse morto. Mi ricordo molto bene di quel ragazzo.

Penso fossero tre gli uomini che andarono fin lassù per dirci dove si trovavano le postazioni tedesche. Quando tornarono indietro furono fatti segno dall’artiglieria tedesca. Rastrellata la zona, la compagnia K poté avanzare oltre. Dopo che il paese fu conquistato furono trovati due uomini tra le rovine. Altri due uomini persi e si trattava, purtroppo, di Steve Tobias e Jilka. Se ricordo bene Jilka era polacco ed eravamo buoni amici. Erano stati uccisi e noi non lo sapevamo. Molti uomini venivano colpiti ma finché non perlustravamo la zona conquistata non ci accorgevamo delle perdite. Loro furono uccisi a Il Poggio. Vorrei tornare in quei posti, a Il Poggio, Rodiano e a Monte Croce.

Dopo aver lasciato Il Poggio ci dirigemmo verso un altro piccolo paese. Il sergente Sullivan era rimasto a Il Poggio con le mitragliatrici. Egli era responsabile dell’intero plotone armi, sia dei mortai che delle mitragliatrici. Da quanto ho saputo in seguito, fu attaccato dai  tedeschi. La zona non era stata evidentemente rastrellata a dovere e noi intanto avevamo proseguito e lo avevamo lasciato là.

 I tedeschi usavano questo trucco: mandavano avanti alcuni che sventolavano bandiere e con le mani in alto, apparentemente dei prigionieri, i quali poi all’improvviso si buttavano a terra per lasciare che alcuni soldati dietro di loro aprissero il fuoco su di noi. Questo capitò soprattutto ad un plotone. È per questo che si evitava di avvicinarsi subito ai  prigionieri, troppo rischioso e non ci fidavamo più di loro. E‘ brutto ma questa era la guerra. In guerra la vita perde valore e diventa...un bene a buon mercato.

Il nostro prossimo obiettivo era il paese di C.Silvestri dove subimmo un altro contrattacco tedesco, a cui rispondemmo a colpi di mortaio. Il sergente Dunbar guidava il nostro plotone mortai.

Ci siamo rivisti poco tempo fa, durante un incontro dei reduci a  Colorado Springs. Ha un’attività a Denver ma penso che abiti a Boulder. Eravamo rimasti di rivederci ma da allora non ci siamo più incontrati. Un giorno, quando capiterò a Denver, andrò a trovarlo.

A C.Silvestri a capo del plotone c’era il sergente Robert Manchester. Egli si distinse in occasione di quel contrattacco da parte dei tedeschi e nella conquista del paese di C.Silvestri. Mi sembra sia morto alcuni anni fà. Uno dei compagni mi scrisse dicendomi che avevamo perso un altro commilitone della Compagnia K, la quale stava diventando sempre più piccola. Anche il sergente Ranta si distinse là. Egli fu ferito due volte durante la presa di C.Silvestri. Nel frattempo era stato promosso tenente. I feriti vengono portati in ospedale, e, di solito, non li vedi più.

A C.Silvestri un sergente fu ucciso da un tedesco che era nascosto in una trincea. Il sergente Manchester, quello che ho poi rivisto nella riunione dei reduci, gli urlò, in inglese, che se non si fosse fermato lo avrebbe ucciso. Per qualche motivo il tedesco smise di correre e Manchester gli sparò e lo uccise. Una mira eccezionale. Sono andato a cercare la foto della compagnia per ricordare Robert Manchester, un giovane uomo allampano con due grandi baffi, una persona distinta. Furono feriti molti uomini durante quella battaglia. Era il 19 Aprile e ci riposammo per un giorno.

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Crediti

        Link all'accreditamento dell'Associazione discendenti della 10a Divisione da Montagna