Dal libro Sulle orme di mio padre. Di Cruz Rios

     Al nostro rientro in America sbarcammo in Virginia, a Newport News. Proprio il giorno prima, per fare bella figura con la gente in patria, ci avevano dato nuove divise perché quelle che avevamo sembravano  ‘uccise nel carbone’. Mi ricordo che oltre alle nuove uniformi, perfettamente pulite, ci diedero anche qualcosa da mangiare.

Prigionieri tedeschi facevano i camerieri in una caffetteria.

Poi prendemmo il treno e passammo tre giorni a Norfolk. Prima di partire sentimmo dire all’altoparlante che Hiroshima era stata bombardata con una bomba atomica. Non sapevo esattamente cosa fosse una bomba atomica fino a quando non ci raccontarono i danni che poteva provocare. Speravamo che anche la guerra nel Pacifico finisse presto. Sentimmo inoltre che I Russi erano entrati in guerra contro i Giapponesi. Era stata una promessa tra Roosevelt, Churchill e Stalin, quando si trovarono assieme: i Russi sarebbero entrati in guerra non appena fosse terminata in Europa.

Ero da qualche parte nell’Ohio su un treno per la truppa che ci trasportava verso ovest quando sentimmo che la guerra era finita. Potevi vedere la gente nelle strade che urlava di gioia “La guerra è finita, la guerra è finita!”. Finalmente ero in patria e avrei concluso il mio servizio militare dopo tre o quattro settimane di rapporti a Camp Carson, in Colorado dove si sarebbe riunita la Divisione. Tuttavia ci fecero restare qualche giorno in più, in attesa di un altro telegramma. Il secondo telegramma riguardava anche me : era stato spedito da Ft McArthur e annunciava il mio congedo.

È strano, ti puoi abituare alla guerra ma non mentre la stai combattendo e ti sembra  eccitante. Di contro puoi essere spaventato perché è difficile ritornare indietro dalla guerra alla pace, ritrovare l’equilibrio. Mi sentivo nervoso, mi sentivo...Volevo continuare. Non mi sentivo scoppiare di gioia, non ero così felice insomma.

Ritornato a casa cominciai a lavorare in un deposito. Un giorno un grosso box cadde a terra e io mi gettai sul pavimento. La reazione...come dire... fu una reazione istintiva. E pensai che forse non stavo ancora troppo bene. Ecco perché quando sento che alcuni di quei compagni hanno problemi dopo essere stati in combattimento, io so cosa vuol dire. Fu un’esperienza notevole. La guerra era finita e io non ho più rivisto nessuno dei ragazzi. Avrei voluto tornare indietro nel tempo e incontrare alcuni di loro, salutarli ma non sarebbe potuto  accadere. Penso che molti di noi, la maggior parte di noi non ne abbia più voluto sapere niente.

Ricordo posti come Lizzano. Erano villaggi in stile antico. Le latrine erano fuori all’aperto. La gente passava e ti vedeva là, mentre facevi i tuoi bisogni. L’Italia è diversa ma la gente è così...non so come dire, così gentile. Come raccontavo ad alcuni amici italiani, mi sono innamorato dell’Italia tanti anni fa. Specialmente attraversando quei paesi nella Valle del Po, viaggiando su per le montagne dove puoi trovare piccoli santuari ovunque. Uno dei miei compagni mi faceva notare che “questa gente è così bizzarra”. Mi dissi  “ oh my …noi siamo ignoranti perché non abbiamo tanta (storia)”. Mi è sempre piaciuta l’arte, la storia e dissi al mio compagno che per questo motivo amavo l’Italia. La mia opinione è che amo leggere della sua storia. Hanno così tanto. Erano moderni in tante cose così come in altre aree erano così indietro.

Essere un soldato e combattere, ti fa cambiare modo di pensare. Odiavo la guerra. La odiavo nonostante, allo stesso tempo, fosse emozionante. Per anni non riuscii ad andare a letto prima di mezzanotte. Ero sempre ansioso di sapere cosa stava succedendo nel mondo. Avevo paura che accadesse qualcosa, soprattutto durante la guerra quando volevo dormire. E così rimanevo sveglio, dopo mezzanotte, oltre l’una del mattino. Perfino adesso, almeno fino a qualche anno fa, me ne stavo a guardare la Tv fino a tardi perché penso che possano accadere troppe cose mentre io sto dormendo. Questo sono io, non tutti siamo uguali. Mi sono sempre interessato alle questioni mondiali. Mi attirano di più degli avvenimenti locali.

    Durante la guerra la vita si decideva di giorno in giorno. Tornavamo dalle isole Aleutine e successe l'episodio di Tarawa proprio prima di andare oltremare... se ci fossimo imbarcati un paio di mesi prima, probabilmente saremmo stati dirottati in Europa nella battaglia di Belgio, poiché la 10a era una divisione invernale e avrebbero potuto avere bisogno di noi là. Ma non successe. La battaglia del Belgio fu combattuta in inverno. Eh sì, avrebbe potuto essere quella la nostra destinazione.

Pfc. Cruz F. Rios

10th Mountain Division

87th Regiment, Company K

Vires Montesque Vincimus

Fai una donazione

L'attività del museo si basa sul volontariato e sulle donazioni.

Una tua donazione può contribuire affinchè le nuove e future generazioni possano trarre insegnamento dal proprio passato.

Crediti

        Link all'accreditamento dell'Associazione discendenti della 10a Divisione da Montagna