La Regia Marina

Regia Marinab     La costante ricerca della parità di armamento navale nei confronti della Francia caretterizzò il periodo tra le due guerre. Il fallimento della Conferenza di Ginevra del 1932 che aveva come scopo la riduzione o abolizione degli armamenti portò alla ricostruzione, tra il 1933 ed il 1937, delle due corazzate classe Cavour: la Conte di Cavour e la Giulio Cesare. Nel 1934 iniziò la progettazione di due navi classe Littorio e nel 1937 di due corazzate classe Doria: Andrea Doria e Caio Duilio. Nel 1938 furono impostate altre due navi classe Littorio per cui le corazzate di questa classe progettazione erano: la Littorio, la Vittorio Veneto, la Roma e l'Impero.

incrociatore Bolzanob     Alla fine del 1939 lo stato di fatto della Regia Marina contava su 4 corazzate in costruzione o allestimento, due aggiornate in servizio e due in lavorazione, 7 incrociatori pesanti e 12 leggeri in servizio, 56 cacciatorpediniere di vario modello. 26 sommergibili oceanici in servizio, 12 in costruzione e 66 sommergibili costieri. I mesi che passarono prima dell'entrata in guerra permisero di terminare i lavori o varare tre corazzate classe Littorio, 11 incrociatori classe Capitani Romani e 10 sommergibili oceanici. Fu arrestata la costruzione delle unità i cui lavori erano in fase iniziale. La Regia Marina era quindi la più preparata tra le forze armate. Delle quattro corazzate della classe Littorio solo tre entrarono in servizio: la Littorio, la Vittorio Veneto e la Roma. Queste navi, fatto salvo la mancanza degli ausili per il tiro precedentemente citati, erano assolutamente all'altezza delle simili unità nemiche. Lunghe quasi 240 metri e larghe 33 metri avevano un dislocamento attorno alle 46.000 tonnellate a pieno carico mentre l'apparato motore forniva una potenza di 130.000 cv che spingeva le navi sino a una velocità massima di 30 nodi. L'armamento era composto da: 9 cannoni 351/50 mm modello 1934 che avevano una gittata di quasi 44 km, 12 cannoni 152/55 mm modello 1936 con una gittata di 25 km, 4 cannoni 120/40 modello 1891 per il tiro illuminante. Per la contraerea erano presenti: 12 cannoni 90/50 mm, 20 cannoni a tiro rapido 37/54 mm, 28 mitragliatrici 20/65 mm modello 1935 e 5 mitragliatrici 13,2/75 modello 1931. La corazzatura arrivava sino a 350 mm nelle parti verticali e nelle torrette delle artiglierie. Ogni nave imbarcava tre aerei da ricognizione.

smeraldob     La costruzione di sommergibili, dopo l'esperienza della Prima Guerra Mondiale, riprese nel 1925 con i progettisti indirizzati su due tipo di battelli: costieri ed oceanici ovvero rispettivamente inferiori o superiori alle mille tonnellate di dislocamento. I sommergibili costieri, mediamente attorno alle 700 tonnellate, erano destinati alla guerra nel Mediterraneo mentre i sommergibili oceanici, i più piccoli si aggiravano sulle 1200 tonnellate, erano destinati a pattugliare le rotte che le navi nemiche percorrevano nell'oceano Atlantico. Nei primi anni di sviluppo furono varati dei prototipi sperimentali in piccole serie, tra cui le classi Mameli, Pisani e Balilla, che servirono per lo sviluppo di progetti successivi. 
Negli anni '30 la produzione viene intensificata e la Marina Italiana arriva ad entrare in guerra con 115 sommergibili suddivisi in otto classi di unità costiere e nove di unità oceaniche fra cui va ricordata la classe Saint Bon in grado di navigare fino a sei mesi senza assistenza. Dopo l'occupazione della Francia da parte dei tedeschi le unità oceaniche che poterono operare dalla base di Bordeaux, nota come Betasom, furono i tre sommergibili della classe Calvi, i quattro Balilla seguiti da quelli prodotti durante il conflitto ovvero i quattro Liuzzi e i sei Marconi. La situazione dei sommergibili costieri, all'entrata in guerra era buona, ma l'evoluzione delle tattiche antisommergibile decretò la necessità di nuove unità tecnologicamente più all'altezza dei tempi. Videro la luce la classe Platino, sostanzialmente simile alla classe 600 sviluppata e costruita anteguerra, ed infine i 48 sommergibili della classe Tritone di cui 9 presero il mare prima dell'armistizio. Nel corso della seconda guerra mondiale furono affondati 128 sommergibili italiani.

Tutto sommato, seppure con alcune pecche, la flotta italiana aveva in servizio navi al passo con i tempi: giocarono fortemente a sfavore la mancanza del radar, la relativa imprecisione dei sistemi di puntamento e l'atteggiamento a volte di timore o comunque di colpevole indecisione dei comandanti.

     Furono tre i tipi di mezzi d'assalto, di superfice o subacquei, che la Regia Marina impiegò durante la Seconda Guerra Mondiale:

I MAIALI
slc maiale     Il progetto del SLC ovvero siluro a lenta corsa fu ideato nel 1935 da Teseo Tesei ed Elio Toschi. Derivato dal siluro conservava i motori elettrici, che gli consentivano di raggiungere poco più di 2 nodi di velocità in immersione e circa il doppio in superfice, e trasportava una carica di circa 300 kg di esplosivo nella testata che, una volta staccata, veniva attaccata alla chiglia della nave nemica e fatta esplodere attraverso un detonatore a tempo regolabile. Portati nelle vicinanze del bersaglio da parte di un sommergibile appositamente attrezzato, i "maiali" avevano una autonomia di tra i 6 e 20 km a seconda del tratto di avvicinamento che era possibile coprire in emersione. In alcune operazioni vennero portati nei porti nemici a bordo di piroscafi opportunamente modificati con specifici doppifondi.

I BARCHINI
      L'attesa di uscire indenni calava decisamente per gli uomini dei barchini esplosivi MTM ovvero motoscafo turismo modificato che portavano una carica di eslosivo di oltre 300 kg situata a prua. Ne vennero prodotti circa 100 che superavano i 30 nodi di velocità con una autonomia di circa 150 km. Previo traiettoria di avvicinamento a zig-zag per evitare il mitragliamento nemico il pilota saltava in mare solo all'ultimo momento quando era sicuro di avere diretto il barchino verso la fiancata della nave nemica.

I MAS
mas      I MAS ovvero motoscafo armato silurante abbero diffusione nella Regia Marina già nella prima guerra mondiale. Alcuni mesi dopo la disfatta di Caporetto divene famosa la beffa di Buccari, un'azione, condotta da D'Annunzio e Luigi Rizzo, di disturbo alla flotta autro-ungarica ancorata nella baia di Buccari.  I MAS della Seconda Guerra Mondiale erano motoscafi derivati da tecnologia civile, con chiglia piuttosto piatta adatta a mari calmi, avevano un dislocamento di 20 o 30 tonnellate e raggiungevano una velocità di 45 nodi. Armati di siluri ed armi leggere facevano affidamento sulla velocità e maneggevolezza per arrivare a portata utile delle navi nemiche e lanciare i loro siluri. Sino al 1941 erano stati prodotti oltre 120 MAS della classe 500. Dal 1942 iniziò la produzione delle vere e proprie motosiluranti con un dislocamento decisamente superiore tra le 80 e 90 tonnellate e con carena a spigolo che rendeva più incisiva la tenuta al mare.

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Crediti

        Link all'accreditamento dell'Associazione discendenti della 10a Divisione da Montagna