Dal libro Sulle orme di mio padre. Di Cruz Rios

Da sinistra Cruz e il figlio Val      Il mio nome è Cruz Rios. Sono nato a Colton in California il 15 Dicembre 1918. Dopo il 1945  sono stato in Italia sei volte di cui la prima è stata memorabile.

Nel Gennaio del 1945  facevo parte dell’87° Reggimento della 10a Divisione da Montagna. Eravamo stati mandati in Italia per aiutare a fermare, mettere fine alla tirannia e alla distruzione causate dall’esercito tedesco.

 Questa è la mia storia come la ho raccontata a mio figlio Val e che ora vorrei raccontare a tutti coloro che desiderano capire.

Verso la fine del mese di Giugno del 1944 la 10a Divisione si trasferì da Camp Hale, in Colorado, a Camp Swift, in Texas, per completare l’addestramento.

Nel Novembre del 1944 fu assegnato alla nostra Divisione un nuovo comandante, il generale George Hays. Avevamo già sentito parlare della sua determinazione e sapevamo che era stato insignito della Medaglia d’onore del Congresso nella prima guerra mondiale. Così pensammo che il Comando di Divisione ci aveva finalmente assegnato il Generale che ci avrebbe portato sul campo di battaglia. Pur non sapendo dove sarebbe stato si discuteva sulla possibile nostra destinazione in Europa, dove il generale era stato poco tempo prima.

All’approssimarsi del periodo natalizio ci fu concessa una licenza e ne approfittai per andare a trovare i miei familiari. Dissi loro che presto sarei partito per qualche destinazione ignota oltremare e probabilmente non li avrei visti per un po’ di tempo.

 Continuammo l'addestramento fino a quando, in prossimità del Natale, ricevemmo l’ordine di raccogliere tutte le nostre cose e fare i bagagli. Fummo caricati sui treni diretti a sud degli Stati Uniti verso Norfolk, in Virginia. Norfolk è una città portuale dove restammo per circa due o tre giorni. In realtà speravo di ottenere un permesso per andare a Washington DC, che stava proprio a due passi. Nessuno di noi però ottenne permessi e non eravamo autorizzati  ad allontanarci dal campo tantomeno a rivelare la divisione o truppa di appartenenza. Ci imbarcammo sulla nave West Point, una delle più veloci dell’epoca. Originariamente chiamata USS America, durante la guerra fu riverniciata con i colori bellici e prese il nome di USS West Point. Due reggimenti furono imbarcati sulla nave.

Io appartenevo all’87° reggimento e l'altro mi sembra fosse l'85°. Dopo qualche giorno di viaggio in mare venimmo a conoscenza della nostra destinazione: l'Italia. Ecco quando te lo dicono! Quando sei lì solo con i compagni, e non puoi comunicare con nessuno se non con loro, che sono nella tua stessa situazione.

Una cosa che ricordo durante il viaggio a bordo di quella nave è la pizza: fu la prima volta che la assaggiai. Quando mi chiesero “Vuoi della pizza?”, nemmeno sapevo cosa fosse ma risposi “Sì”. E da allora, da quel primo assaggio, non riuscii più a farne a meno. Ancora oggi ne vado matto! Sulla nave eravamo stipati e trascorrevamo il nostro tempo leggendo, giocando a dadi o a carte, guardando fuori e parlando.

Durante il viaggio conobbi vari commilitoni e di uno conservo un ricordo particolare. Si chiamava Louie Ordaz e penso venisse da Hanford o Tulare. Una sera sulla nave, verso le sei/sette, si chiacchierava e ad un certo punto mi disse “Sai Cruz, ho la sensazione, come dire, di non farcela. Non so se tornerò mai a casa". Io ero convinto che ce l’avrei fatta ma allo stesso tempo ero preparato ad accettare la possibilità ...di non tornare. Pensavo, “sì, ce la farò”. Ma non sei mai sicuro che ce la farai veramente. Solo, ti ripeti “sì, ce la farai". Nel profondo dei tuoi pensieri sai che tutto può succedere. E così mi dissi “Io tornerò a casa”, e dissi a Louie “Andrà tutto bene Louie”.

Eravamo nello stesso reggimento e battaglione ma in due compagnie diverse e in mezzo a tanti uomini non avevamo troppe occasioni per incontrarci per cui da quella sera non lo rividi più tanto spesso. Seppi in seguito che Louie fu ucciso dall'artiglieria tedesca durante il primo assalto a Monte Belvedere.

Louie fu ucciso in terra Italiana ma non penso sia sepolto in Italia bensì in patria. Quando sono venuto in Italia con i reduci della divisione, ho cercato invano il suo nome. Molti dei nostri caduti furono rimandati in patria e probabilmente sarà sepolto vicino a Hanford o a Tulare ma comunque in patria.

Incontriamo continuamente tante persone e quando sei giovane, puoi giustamente pensare “Non è ancora la mia ora”.  Quando perdi un amico ti dispiace o può lasciarti indifferente ma oggi non è come allora, ora mi sento diverso. Adesso penso alla quantità di giovani vite sprecate.

Il nostro viaggio per mare durò nove giorni e sbarcammo a Napoli il 13 Gennaio. Ho ancora davanti agli occhi la Rocca di Gibilterra in lontananza sul mare, l’Africa su un lato della nave e sull’altro lato la Spagna. Qualche giorno dopo l’attraversamento dello stretto di Gibilterra giungemmo all’altezza dell’isola di Capri. Benché da lontano, fu molto emozionante per me vedere quei bellissimi posti. E così attraccammo a Napoli. Una baia stupefacente, di un meraviglioso blu. Da lontano intravedevo il Vesuvio. Avevo letto dell’impero Romano e del Vesuvio, delle sue eruzioni prima della nascita di Cristo.

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Crediti

        Link all'accreditamento dell'Associazione discendenti della 10a Divisione da Montagna