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  • recupero ponte
  • montese
  • Monte Belvedere.

    Soldati della 10a Divisione trasportano un loro compagno ferito

  • Crinale di Monte Belvedere.

    Sulla destra le pendici di Monte Belvedere, sullo sfondo alcuni monti della catena del Cimone e, in primo piano, a sinistra, i monti della Riva

  • Area Sassomolare.

    Un mitragliere e due fucilieri nei pressi di Sassomolare di Castel d'Aiano

  • Località imprecisata.

    Genieri della FEB stanno recuperando un ponte danneggiato dai bombardamenti tedeschi

  • Località imprecisata.

    Donne offrono frutta al generale Mascrenhas De Moraes, comandante della FEB

  • Inverno 1944-1945.

    I pracinhas dovettero abituarsi a questo clima, nuovo per loro. Facevano esercitazioni nella neve, vi creavano trincee, giocavano

  • Rocca Corneta.

    Uomini della FEB

  • Max Wolff Filho.

    L'eroe brasiliano, di Rio Negro, ritratto poco prima di partire per la misssione durante la quale restarà ucciso in località Serretta a Maserno di Montese

  • Zona di Montese.

    Pracinhas impegnati in combattimento

  • Montese.

    Mezzi alleati in via Augusto Righi

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Premesse

     Battaglie sul Crinale è il terzo libro che il Gruppo Culturale Il Trebbo pubblica sulla seconda guerra mondiale in appennino.

Nel 1990, nella prefazione di Montese: fascismo, guerra e ricostruzione, fu scritto che lo scopo del volume era di far conoscere un periodo particolarmente tragico della nostra storia. Una conoscenza necessaria, affinchè tutti, e sopratutto le generazioni che verranno, ricordando il più grave conflitto che ha colpito tutto il mondo e che ha devastato pure i nostri paesi e le nostre montagne, imparino a rigettare l'ingiustizia e la violenza, e ad apprezzare sempre la libertà e la pace.

    Lo stesso concetto lo faccio mio e lo ribadisco oggi, con maggior vigore.

 

Sono pochi i periodi di pace nella storia dell'umanità. In molti, in troppi angoli del nostro globo, le armi, in modo più o meno noto, continuano a sparare, a seminare morte, terrore, distruzione.

Decine o forse centinaia di fronti, oggi, insanguinano la terra. Alcuni, addirittura, sono sconosciuti alla vasta opinione pubblica: fanno parte delle cosiddette guerre dimenticate.

Dopo l'orrendo attentato dell'11 settembre 2011 alle torri gemelle di New York, missili e bombe devastanti hanno ucciso, mutilato, distrutto in Afganistan e in Iraq. Ma prima era avvenuto in Kossovo e in Cecenia: in questa nazione dell'ex Unione Soviatica la parola pace è ancora sconosciuta. Per non parlare del continente africano dove i focolai e le guerriglie sono perenni e di altri luoghi ancora.

Finchè coloro che occupano posizioni di responsabilità non accetteranno di porre coraggiosamente in questione il loro modo di gestire il potere e di governare al solo scopo di procurare il benessere dei popoli, sarà difficile immaginare che si possa davvero progredire verso la pace.

E' la voce del Papa, di Giovanni Paolo II, che ancora una volta implora il rispetto reciproco.

Battaglie sul Crinale racconta la fredda cronaca di guerra nel territorio appenninico tosco-emiliano e, in particolare, nella zona di Montese. Pone l'attenzione non solo sulle vicende che hanno visto protagonisti gli eserciti contrapposti o i partigiani, ma su tutti: vincitori e vinti, e anche sui patimenti subiti dalla popolazione, dai bambini, vittime sempre innocenti, e sulla distruzione di interi paesi, di intere borgate, anche le più sperdute nella campagna.

Sul Crinale del Belvedere e a Montese il fronte si fermò dall'autunno del 1944 al marzo - aprile 1945. Sei mesi di bombardamenti, di cannoneggiamenti, con l'insidia delle mine disseminate nella campagna e lo spettro della morte che inseguiva ovunque. Sei mesi al termine dei quali si contarono ammassi di macerie, cumuli di cadaveri, decine e decine di bambini orfani, l'ombra della miseria, che sarebbe stata molto lunga nel tempo, e del dolore. 

Montese fu definita "La piccola Cassino".

Le statistiche dicono che fu il capoluogo della provincia di Modena più devastato dal passaggio della guerra.

Una conferma viene anche dalla corrispondenza tra il sindaco di Montese, Aldino Adani, e le autorità provinciali, che riportiamo in questo libro nel capitolo Resoconto della distruzione di Montese.

Fu molto dura la ricostruzione, non solo dal punto di vista materiale, ma, sopratutto psicologico. I montanari la spuntarono. E le loro storie, i loro sacrifici e i lutti descritti nelle precedenti pubblicazioni e in questa, edita in occasione del 60° anniversario dela liberazione, contribuiscono a trasmettere l'odio per la guerra, una piaga che deve essere estirpata.

w.b.

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Crediti

        Link all'accreditamento dell'Associazione discendenti della 10a Divisione da Montagna